Poggioreale: una città fantasma
Situata nella valle del Belice, vicino l’omonimo fiume, a 150 metri sopra il livello del mare Poggioreale (dal latino “podus regalis”, “Poggio del Re”) fu fondata nel 1642 da Francesco Morso, già marchese di Gibellina che nel 1643 ottenne il titolo di principe di Poggioreale.
Nel 1968 il terremoto che colpì la valle del Belice non risparmiò nemmeno Poggioreale, causando gravi danni e rendendo inagibili le case; i cittadini superstiti ma feriti furono così spostati in delle tendopoli, che furono portate via dai fenomeni atmosferici. Si decise così, di abbandonare la vecchia cittadina e costruirne una nuova, più a valle, distante circa 4 km dai ruderi.
La città nuova, la cui piazza principale è piazza Elimo, fu realizzata da Paolo Portoghesi che non riuscì tuttavia a ricreare l’atmosfera dei vecchi vicoli e dei vecchi cortili in cui la gente era solita incontrarsi. La Chiesa Madre, invece, fu realizzata da Franco Purini.
Dei circa 4000 abitanti dopo il terremoto ne rimasero solo 1500, che pian piano si sentirono come immigrati, lontani quattro chilometri dalla propria casa e il paese divenne freddo, immerso in strutture postmoderniste che potevano ospitare molte più persone di quante ce ne vivono attualmente.
Molti cittadini emigrarono verso l’Australia, in particolare a Sidney, dove è stata fondata un’associazione per raccogliere fondi da utilizzare nella ricostruzione della Poggioreale antica. Se la nuova Poggioreale non è di particolare interesse tanto che la piazza principale non è frequentata nemmeno dagli abitanti, ciò che attira l’attenzione di turisti, fotografi e appassionati anche d’oltreoceano sono i ruderi di Poggioreale.
La città fantasma
Del vecchio borgo rimangono le mura di numerosi edifici, ed è ancora ben visibile il sistema viario con i suoi piccoli vicoli. È possibile immergersi in questa città fantasma, che pur essendo abbandonata, permette ancora di respirare e d’immaginare l’atmosfera del tempo.
Si può percorrere la via principale, Corso Umberto I, e la sua grande scalinata, ampiamente fotografata su cui si affacciano gli edifici principali, quali:
• il Municipio;
• il teatro comunale;
• l’ufficio postale.
Alla fine della scalinata è possibile scorgere i ruderi della Chiesa Madre, dedicata a Sant’Antonio da Padova, distrutta non solo dal terremoto di cui rimangono solo i muri perimetrali e l’alto campanile, ma in seguito anche saccheggiata.
Poggioreale, proprio per la capacità di rievocare un passato ancora vivido, è stata spesso set di capolavori cinematografici, quali:
• “La piovra”,
• “Nuovo Cinema Paradiso”,
• “Malena”,
• “Cefalonia”.
Per il suo interesse storico e culturale, simbolo di un vero e proprio dramma è stata costituita l’Associazione Poggioreale Antica. Essa ha come scopo la riqualificazione dei ruderi. Grazie a quest’associazione è stato recuperato l’antico palazzo Agosta, convertito in museo, in cui all’interno delle sue sale conserva numerose testimonianze della vita prima del 1968, come:
• culle;
• utensili;
• oggetti d’uso quotidiano;
• un abbeveratoio, in cui si lavavano i muli;
• serie di foto di matrimoni;
• cortei funebri.
Il lavoro dell’Associazione Poggioreale antica e i fondi dell’Associazione australiana hanno subito un blocco, così come i ruderi e la loro riqualificazione. La vecchia cittadina, lasciata all’incuria del tempo e della natura, versa in condizioni instabili tanto da essere stata chiusa ai visitatori non accompagnati per pericolo di crollo delle strutture. A oggi Poggioreale antica si presenta ancora come una città fantasma, ma ci si augura che gli sforzi di riqualificazione dei giovani e dei non più giovani possano permettere una sua rinascita.